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2 giugno 2025Passare oltre San Zaccaria Oggi, vedrete quella che sembra una qualsiasi altra splendida chiesa veneziana: marmi imponenti, colonne delicate, una luce soffusa rinascimentale che filtra attraverso le vetrate. Ma cinque secoli fa, dietro le silenziose mura di questo convento, si consumavano alcuni degli affari più pericolosi di Venezia: non nei bordelli, non nei casinò, ma sotto il sacro voto di castità.
A Venezia, i conventi non erano sempre incentrati su Dio. Spesso erano incentrati su politica, denaro e controllo. Le famiglie nobili mandavano regolarmente le figlie in eccesso nei conventi, non per fede, ma per comodità. Le doti erano costose; le alleanze matrimoniali erano limitate. Una figlia rinchiusa al sicuro dietro le porte del convento significava una complicazione politica in meno per il padre e una dote in meno da pagare.
All'inizio del XVI secolo, San Zaccaria era diventato uno dei conventi più prestigiosi per donne di nobile nascita. Non era frequentato da orfane o penitenti, ma da figlie delle più ricche famiglie patrizie veneziane: donne con titoli, ricchezze e livelli pericolosi di noia.
E la noia, a Venezia, trovava sempre sfogo creativo.
Nonostante i pesanti cancelli e le regole di clausura, i nobili veneziani – mariti, padri, fratelli e soprattutto amanti – trovarono il modo di oltrepassare i confini. Alcuni corrompevano le guardie. Altri entravano travestiti da confessori, mercanti o medici. All'interno, le donne vivevano vite sorprendentemente sfarzose: stanze private, servitù, cibi raffinati, musica, ricami e ore di oziosi pettegolezzi – un mondo di lusso dietro mura sacre.
Il vero business di San Zaccaria non era la preghiera. Era la segretezza.
Molte monache intrattennero relazioni a lungo termine con amanti nobili che le visitavano regolarmente. Alcune ricevevano doni, gioielli e persino denaro da accordi privati negoziati tramite legami familiari. Le relazioni durarono anni e alcune ebbero figli, portati fuori clandestinamente e adottati in segreto da parenti fidati o da balie pagate.
Un caso infame coinvolto Suor Agnese Contarini, figlia di una potente famiglia patrizia, che ebbe una relazione di sette anni con un senatore veneziano, dalla quale nacquero due figli in segreto, affidati a famiglie nobili sotto falsi nomi. Quando la relazione fu scoperta nel 1579, rischiò di scatenare uno scandalo politico. Il Consiglio dei Dieci intervenne, non per punire gli amanti, ma per limitare i potenziali danni alle stirpi dell'élite veneziana.
La gerarchia ecclesiastica tollerava molto più di quanto ammettesse. Le potenti famiglie nobili proteggevano la reputazione delle loro figlie. I preti venivano corrotti per ignorare le gravidanze. Le ostetriche venivano introdotte clandestinamente nelle celle dei conventi di notte. La società veneziana comprendeva una regola sopra tutte le altre: finché lo scandalo rimaneva nascosto, il peccato poteva essere gestito.
Ma le suore più audaci non erano semplicemente vittime o prigioniere. Molte impararono a manipolare questi accordi segreti, servendosi degli amanti per finanziare vite agiate, influenzare le politiche familiari e proteggere la propria posizione all'interno della complessa gerarchia della nobiltà veneziana.
San Zaccaria non era un caso isolato. Storie simili si sussurravano tra le sale di Santa Maria della Celestia, Santo Spirito e San Lorenzo. Ma San Zaccaria – con la sua ricchezza, il suo prestigio e la sua nobile stirpe – era al centro del più raffinato e pericoloso mix di fede e amore proibito di Venezia.
Oggi i visitatori ne ammirano l'elegante facciata, ignari del fatto che sotto i suoi pavimenti in marmo un tempo camminavano donne esperte sia nella preghiera che nella seduzione, a volte contemporaneamente.
Perché a Venezia anche il sacro poteva essere negoziato.