
Diana Slip: la lingerie come provocazione, il corpo come palcoscenico
5 maggio 2025
Virginia Oldoïni: la donna che ha fotografato se stessa diventando leggenda
23 maggio 2025Nel 1952, una modesta rivista pulp giapponese cambiò la storia dell'arte erotica: non con uno scandalo, ma con un nodo.
Kitan Club, pubblicato per la prima volta nel 1947, nacque come una delle tante riviste "kasutori" del dopoguerra: carta scadente, storie pulp, un sussurro di scandalo per entusiasmare il pubblico esausto. Ma sotto la superficie, qualcosa di più oscuro – e visionario – stava covando. Quell'anno, l'artista Minomura Kou, noto anche con lo pseudonimo femminile Kita Reiko, pubblicò un'illustrazione intitolata Dieci donne legateL'immagine era diversa da qualsiasi cosa la maggior parte dei lettori avesse mai visto: donne meticolosamente legate, sospese in pose tanto scultoree quanto suggestive. Le vendite aumentarono vertiginosamente. La rivista cambiò direzione. La direzione era chiara.




Kitan Club divenne la prima rivista giapponese ad abbracciare apertamente il sadomasochismo, con una particolare ossessione: kinbaku, l'intricata arte del bondage giapponese con le corde. Non era pornografia, almeno non nel senso occidentale. Non c'erano genitali espliciti, né atti espliciti. Invece: corde. Tensione. Potere silenzioso. Un corpo reso immobile in un momento di bellezza e resa.
In una società che si stava ancora riprendendo dalla guerra, l'estetica del controllo offerta dal kinbaku era qualcosa di radicale, persino sacro. Mentre la cultura occidentale delle pin-up prosperava grazie al movimento e alla provocazione, Kitan Club Rallentava tutto. Rendeva l'immobilità erotica. La sottomissione, una forma d'arte.
Ciò che rendeva la rivista unica era il suo rifiuto di separare la fantasia dalla cultura. Il kinbaku non veniva presentato come una devianza, ma come una discendenza. Le radici erano storiche: hojojutsu, l'arte marziale di legare i prigionieri con delle corde durante il periodo Edo; shunga xilografie, in cui erotismo ed estetica si intrecciavano secoli prima della fotografia; le posture stilizzate del teatro kabuki. Kitan Club trattava la corda non solo come un oggetto feticcio, ma come un linguaggio visivo, dotato di grammatica, tradizione e simbolismo.


E non si trattava solo di Minomura Kou. La rivista divenne il crogiolo di alcuni dei nomi più iconici nella storia mondiale dell'arte fetish. Tra questi, un adolescente Namio Harukawa, il cui lavoro successivo avrebbe ridefinito la grammatica visiva del dominio femminile. I suoi primi disegni – donne dalle cosce grosse che torreggiano su uomini indifesi – debuttarono sulle pagine di Kitan Club.
Anche oltreoceano la rivista ha fatto scalpore. L'artista americano e Bizzarro direttore di rivista John Willie iniziò a incorporare il kinbaku nel suo lessico visivo dopo aver ricevuto ritagli da lettori giapponesi. Il suo lavoro, a sua volta, fu pubblicato in Kitan Club – creando uno dei primi dialoghi transpacifici documentati nell'ambito dell'arte erotica underground.
Ma Kitan Club Era più di una pubblicazione. Era una comunità. I lettori non si limitavano a consumare; contribuivano. Le lettere piovevano – alcune piene di elaborate fantasie, altre di dettagliati diagrammi di nodi o esperimenti fotografici. Funzionava come un forum analogico decenni prima di Internet: un archivio cartaceo, tattile e a lenta combustione, del desiderio collettivo.

Eppure, nonostante tutto il suo impatto culturale, Kitan Club è per lo più svanito dalla memoria pubblica. Cessò le pubblicazioni nel 1975, sopraffatto dall'ascesa del pink film, da contenuti per adulti più espliciti e dalla patina commerciale dell'estetica BDSM moderna. Oggi, le sue copie sopravvissute circolano silenziosamente tra collezionisti, studiosi e una manciata di storici del fetish.
Tuttavia, la sua eredità è inconfondibile. L'immaginario di Kitan Club Ha plasmato generazioni di artisti e fotografi. Ha trasformato il kinbaku da un metodo storico di moderazione in un'estetica globale. Ha dato voce a una comunità che, fino ad allora, non aveva un linguaggio per esprimere i propri desideri.
Per capire Kitan Club è capire come l'erotismo si muove attraverso la cultura – non con il rumore, ma con la corda. Non con lo shock, ma con la tensione. Un corpo legato diventa una storia raccontata. E nelle mani di Kitan Club, quella storia era strana, bellissima e assolutamente indimenticabile.



